viernes, 12 de febrero de 2010

ANTAR

L'OSSERVATORE ROMANO - Edizione quotidiana - del 31 Agosto 2002 - file 200q02h.rtf

La generosa missione della Marina argentina
per il salvataggio di una nave bloccata nei ghiacci

Una difficile e rischiosa missione che ha portato in salvo numerose persone è stata portata a termine da 176 uomini della Marina Argentina.
Sebbene, per quanto riguarda la salvaguardia della vita, le «Leggi Internazionali del Mare» stabiliscano chiaramente le responsabilità che ogni Marina ha nelle sue zone d'influenza, questi precetti non restringono il limite d'impegno che ogni forza navale impone alla sua azione in questo campo. In genere, questo limite è stabilito dal giusto equilibrio determinato principalmente da alcuni fattori, quali le caratteristiche del disastro, le disponibilità di mezzi materiali e personali per il tipo di compito da intraprendere ed i rischi impliciti nelle operazioni. Ciò nonostante, in questo tipo di operazioni vi è un elemento che è proprio di ogni forza navale, che deriva dalle caratteristiche di ogni popolo: il cosiddetto «fattore umano». È in questi casi che entrano in gioco la sensibilità e lo spirito di solidarietà dei protagonisti, le loro capacità specifiche e la loro preparazione.
Proprio il «fattore umano» — espresso nei valori dello spirito come il coraggio, la solidarietà e la vocazione di servizio — è stato il motore che ha portato la Marina Argentina ad intraprendere una rischiosa missione: dare assistenza alla nave tedesca «Magdalena Oldendorff», intrappolata fra i ghiacci antartici.
Questa storia è cominciata verso la metà di giugno, quando è stata presa la decisione di portare avanti quella che fu denominata «operazione Croce del Sud». Il rompighiacci «Almirante Irízar» si è preparata rapidamente e, il 25 di quel mese, è salpata da Buenos Aires. Dopo un rifornimento a Puerto Galván, vicino a Bahía Blanca (dove sono stati imbarcati anche gli elicotteri «Sea King» dell'Aviazione Navale), ha fatto rotta verso l'Antartide. L'«Almirante Irízar» ha percorso migliaia di chilometri, sopportando tempeste che l'hanno obbligarato a cercare riparo in una delle isole Sandwich del Sud fino ad arrivare alla barriera di ghiacci che manteneva imprigionata la nave tedesca.
Aprendosi un varco, ha potuto mettersi a fianco dell'«Oldendorff», rifornendolo di combustibile, viveri ed assistenza sanitaria. Il lavoro è stato arduo e ha richiesto l'applicazione di profonda conoscenza e antica esperienza, in una congiunzione di mezzi e personale, che hanno reso possibile la sua attuazione.
Le difficili condizioni meteorologiche che si registravano nella zona, unite alla mancanza di manovrabilità dell'«Oldendorff» per navigare in campi di ghiacci molto chiusi, hanno messo in grave pericolo la nave argentina e il suo equipaggio, con il conseguente rischio di un incidente ecologico.
Di fronte a questa realtà, i capitani di entrambe le navi, il Comandante della Forza Navale Antartica, ed il rappresentante dell'impresa armatrice, hanno deciso di non compromettere la sicurezza della nave tedesca, scegliendo di metterla in una posizione sicura e protetta dalle correnti marine e dalla deriva dei ghiacci, in attesa dell'estate antartica. La penisola di Muskegbutka è stato il luogo scelto dove, oltre ad essere rifornito, stato distaccato a bordo dell'«Oldendorff» il Tenente di Vascello medico Juan Carlos Campana, in servizio presso il Rompighiacci argentino, per far fronte alle eventuali emergenze sanitarie che potevano presentarsi in quel difficile frangente.
Dopo avere svolto la sua missione, l'«Irízar» ha fatto ritorno a Buenos Aires, al termine di una delicata e complessa missione. Arrivato in questa città, il rompighiacci viene sottoposto ad opera di manuntenzione per essere pronto alla prossima campagna antartica d'estate, dove avvicenderà il personale e rifornirà le basi.
L'atteggiamento positivo messo in evidenza da ciascuno dei componenti dell'equipaggio del rompighiacci ha dimostrato come si possano affrontare gli inconvenienti con volontà ed efficienza nell'azione. L'operazione compiuta ha meritato non solo il riconoscimento del popolo argentino ma anche del mondo intero, che ha potuto apprezzare l'atteggiamento solidale del Paese e della sua Marina.
Lo spirito di dovere e sacrificio per il prossimo è vieppiù rafforzato dalla forza della fede, profondamente radicata negli uomini del mare argentini. Durante la missione, non è mai mancata l'assistenza religiosa, prestata dal Cappellano Don Enrique Saguier Fonrouge, il quale ha celebrato ogni giorno la Santa Messa alle ore 18 e i sabati e domeniche, alle ore 10. Egli ha amministrato instancabilmente il Sacramento della riconciliazionne ed ha organizzato incontri informali con i membri dell'equipaggio, svolgendo una rilevante opera di catechesi ed evangelizzazione. Alle ore 17.30, si recitava il Santo Rosario.
Quest'atteggiamento s'inquadra in una tradizione argentina, messa di rilievo quando, cent'anni fa, l'allora Tenente di Vascello Irízar, al comando della corvetta A.R.A. «Uruguay» salvò dai ghiacci antartici i componenti della spedizione dello scienziato svedese Otto Nordesjkold, composta da norvegesi e svedesi, e dall'Alfiere della marina Argentina José María Sobral.
Nelle complesse circostanze che vive il Paese argentino, la missione compiuta dalla Marina costituisce un invito alla speranza, nel verificare la capacità professionale, scientifica e tecnica della popolazione e per mostrare concretamente i valori di coraggio, di solidarietà e della vocazione di servizio che ne informano costantemente l'azione.
L'«Irízar» aveva a bordo un equipaggio di 176 uomini, composto da scienziati specializzati in glaciologia e meteorologia, membri degli equipaggi degli elicotteri navali (fra i quali si contano piloti, secondo piloti, meccanici e personale ausiliario), membri dell'Esercito Argentino, esperti in pattugliamenti sui ghiacci, una équipe sanitaria completa (composta da un chirurgo, anestesista, dentista, biochimico ed infermieri che fanno parte della Sanità navale), nonché subacquei addestrati in operazioni nelle zone antartiche protagonisti di un nuovo episodio nell'ambiente marittimo, tanto insondabile quanto crudele. L'episodio è stato, per tutti i protagonisti, un estremo atto di servizio, una missione ad alto rischio, sempre presente in quest'attività che ha come finalità ultima la protezione del valore umano in tutti i suoi aspetti.
La Santissima Vergine delle Nevi Antartiche, la cui festa si celebra il 5 agosto, ha accompagnato gli sforzi dei marinai argentini per proteggere e tutelare la loro vita nelle inospitali regioni ghiacciate. Nostra Signora, venerata dagli uomini della Marina Argentina anche sotto l'invocazione di «Stella Maris», è rimasta insieme con loro lungo tutta la traversata e nel viaggio di ritorno, in un mare libero da ghiacci ed in rotta verso casa, avendo essi adempito il loro dovere con l'aiuto della Divina Provvidenza.
ALBERTO M. SCOTTO

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